{"id":5306,"date":"2022-09-23T08:00:26","date_gmt":"2022-09-23T08:00:26","guid":{"rendered":"https:\/\/wezem.it\/?p=5306"},"modified":"2022-09-23T08:04:00","modified_gmt":"2022-09-23T08:04:00","slug":"i-falsi-miti-della-comunicazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/wezem.it\/i-falsi-miti-della-comunicazione\/","title":{"rendered":"I FALSI MITI DELLA COMUNICAZIONE\u00a0"},"content":{"rendered":"\t\t
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Tra i grandi errori che si commettono nella comunicazione e nello studio del marketing, molti di essi sono fondati su falsi miti a riguardo.<\/span><\/p>

\u00a0<\/p>

\u201cPosso vendere a tutti\u201d<\/b><\/p>

\u00c8 questa una delle pi\u00f9 grandi false credenze che ha preso piede nel mondo del marketing. Molti (inesperti), infatti, si approcciano a questo mondo con la convinzione che l\u2019importante sia avere un prodotto da vendere e che l\u2019acquirente arrivi da s\u00e9.\u00a0<\/span><\/p>

Mai pi\u00f9 grande errore pu\u00f2 essere compiuto in tal senso: il mito del \u201cvendere a tutti\u201d \u00e8 un\u2019arma di cui non si conoscono evidentemente bene le conseguenze. Questa affermazione sottolinea il fatto che non si conoscono le regole base del marketing in cui definire il <\/span>target<\/span><\/i> a cui si vuole vendere \u00e8 uno dei punti focali nell\u2019istituzione della strategia. Vendere a tutti equivale a <\/span>non vendere <\/b>perch\u00e9 la comunicazione ed i messaggi, se estremamente omogenei appunto perch\u00e8 finalizzati a colpire un po\u2019 tutti, non cattureranno mai sufficientemente alcuna <\/span>buyer persona<\/span><\/i>.\u00a0<\/span><\/p>

\u00a0<\/p>

Le percentuali di Mehrabian<\/b><\/p>

Probabilmente pi\u00f9 conosciuta a coloro che si sono gi\u00e0 approcciati al marketing, la teoria delle percentuali dello psicologo Mehrabian incarna il terzo falso mito della comunicazione.\u00a0<\/span><\/p>

Tali percentuali ci dicono che l\u2019efficacia di una comunicazione \u00e8 data per il 7%<\/span> dalle<\/span> parole<\/b>, per il 38%<\/span> dal <\/span>tono di voce<\/b> e per il 55% dalla <\/span>comunicazione non verbale<\/b>.\u00a0<\/span><\/p>

Per comprendere la falsit\u00e0 di queste percentuali basta pensare che lo stesso psicologo Mehrabian dichiar\u00f2 essere soltanto il risultato di un mero esperimento che stava conducendo, finalizzato a notare quanto cambiassero spontaneamente le espressioni facciali in relazione alle emozioni provate.<\/span><\/p>

Il contesto e la finalit\u00e0 specifica in cui queste percentuali nascono ci spiegano come non possano in alcun modo essere prese come buone in qualsiasi ambito comunicativo.\u00a0<\/span><\/p>

\u00a0<\/p>

\u201cL\u2019importante \u00e8 che se ne parli\u201d<\/b><\/p>

Il secondo mito da sfatare riguarda la credenza secondo cui un brand non ha bisogno di una <\/span>brand recognition<\/span><\/i> positiva perch\u00e9, seppur male, l\u2019importante \u00e8 che il suo nome viaggi di bocca in bocca.<\/span><\/p>

Bisogna infatti ricordare che, per quanto effettivamente una cattiva pubblicit\u00e0 possa portare <\/span>awareness<\/span><\/i> attorno all\u2019azienda, se si tratta sempre e comunque di cattiva impressione, nessuna di queste interazioni si trasformer\u00e0 in vendita (che ricordiamo essere sempre il fine ultimo di ogni impresa) ma, anzi, accrescer\u00e0 una cattiva percezione attorno alla <\/span>brand image<\/span><\/i>, tranne nei casi in cui si riesca a correre al riparo dai danni e risollevare la reputazione. L\u2019importante \u00e8 che se ne parli, s\u00ec, ma <\/span>bene<\/i><\/b>.\u00a0<\/span><\/p>



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